Le promesse al telefono con Matteoli Il gip: così Verdini aiutò la cricca  ROMA - Con la nuova ordinanza del gip di Firenze Rosario Lupo, una storia di gelatinosa malversazione, di uso arbitrario delle risorse pubbliche, mostra definitivamente le stimmate di una storia politica. Diventa ritratto di un pezzo di classe dirigente di questo Paese. Perché nell´album di famiglia della "cricca" appaiono ora nitidi i profili di Denis Verdini, coordinatore nazionale del Pdl, e Altero Matteoli, ministro delle infrastrutture. Accusato di concorso in corruzione, il primo. «Privo di ruolo penalmente rilevante», il secondo. Eppure, entrambi presi, a tratti persi, comunque «a disposizione» della frenesia che anima i protagonisti della tela corruttiva che li circonda. Su tutti, Angelo Balducci, Riccardo Fusi, Francesco De Vito Piscicelli, Fabio De Santis. Il «banale traffico di influenze», «un favore fatto a un vecchio amico come Fusi» (argomenti con cui Verdini si è sin qui difeso) per la Procura di Firenze non sono questioni neutre. «Una raccomandazione interessata», chiosa oggi il Procuratore di Firenze Giuseppe Quattrocchi, «può ben essere l´utilità di una nuova forma di corruzione in cui la tangente» ha perso la volgarità della mazzetta, ma assume le vesti dello scambio di rendite di posizione. Nel mercato della politica, degli appalti, delle burocrazie (arbitrati, commissioni di collaudo, consulenze). E ignorarlo, per un uomo politico, se non è manifestazione di cattiva fede, diventa allora ammissione di disarmante superficialità. Scrive Lupo: «Anche volendone dare una benevola lettura, le dichiarazioni difensive di Verdini fanno riflettere sulla scarsa consapevolezza da parte di soggetti che ricoprono cariche pubbliche e comunque ruoli pubblici molto rilevanti circa la negatività delle raccomandazioni. Specie quando queste riguardano posti di potere non di natura politica, ma tecnica». Denis Verdini e Altero Matteoli, dunque. Le loro mosse, il peso e la diversa responsabilità (penale e non) nell´incrociare la "cricca" hanno nella nuova ordinanza una loro linearità. Rispondono a una sequenza logica. Riccardo Fusi e il suo numero due nella "Btp" Roberto Bartolomei, a fronte di un´esposizione bancaria «pari a 900 milioni di euro» (tra gli istituti esposti, anche il "Credito Cooperativo Fiorentino", di cui Verdini è presidente) bussano, già a partire dal febbraio 2008, alla porta del «vecchio amico Denis Verdini», perché possa reimmettere la Btp nel possesso dei cantieri della Scuola dei Marescialli, appalto da oltre 200 milioni di euro diventato oggetto di contenzioso e unica speranza per evitare un fallimento tecnicamente già in atto. «La strada Verdini - si legge nell´ordinanza - si rivela per Fusi decisiva. Infatti, Verdini, grazie alle sue conoscenze altolocate, in ragione del suo ruolo politico di grande livello, mette Fusi direttamente in contatto con il ministro Matteoli (che è bene sottolineare, non ha nessun ruolo penalmente rilevante, ma entra in gioco per le competenze funzionali del suo ministero) ed è decisivo nel favorire la nomina di Fabio De Santis a Provveditore della Toscana, con tutto ciò che ne consegue». L´aiuto di Verdini all´amico «di vecchia data» è tutt´altro che distratto o altalenante. È costante . Nel maggio 2008, «È Verdini che, come si legge nelle intercettazioni, procura un appuntamento a Fusi con "il nostro" (si ritiene il ministro Matteoli). Ed è a giugno di quello stesso anno che viene fissato un nuovo incontro con il ministro («Se lo chiami tu vale doppio», si raccomanda Fusi. «Va bene... Lo chiamo io? Lo chiamo io»). Mentre ad agosto, la confidenza è ormai tale che Verdini discorre con Fusi di un ennesimo abboccamento con Matteoli avendo il ministro al suo fianco (Matteoli dice a Verdini: «Digli che sono a Palazzo Chigi, che c´è il consiglio dei ministri. Mi chiami o un minuto prima delle sette o dopo le otto»). Del resto, in quell´estate del 2008, si consuma un passaggio cruciale. La "cricca" e l´uomo che ne viene indicato come "il capo", Angelo Balducci, celebra il suo matrimonio di interesse con Verdini. Il luogo delle "nozze" è il circolo della caccia in piazza Fontanella Borghese a Roma, dove Francesco Piscicelli, che di Verdini è amico, convince il coordinatore nazionale del Pdl a suggellare il patto che segnerà di lì in avanti i destini di Fusi da una parte, Balducci, De Santis e Piscicelli dall´altra. Leggiamo: «Verdini, a fine luglio 2008, entra direttamente in contatto con Angelo Balducci. E tra i due, che non si conoscevano, si realizza immediatamente una convergenza di interessi. Verdini garantisce a Balducci una copertura politica che gli consenta almeno di attenuare le resistenze che incontra sul "territorio" nell´esecuzione delle opere concernenti i Grandi Eventi. Balducci, inoltre, ottiene un facile accesso al ministro Matteoli, con cui Verdini ha uno stretto rapporto. Tra i due nasce subito un feeling». A cascata, ce ne sarà per tutti. La Btp rientrerà in possesso dell´appalto della scuola dei Marescialli, e avrà con consorzio Federico II una fetta di lavori per la ricostruzione dell´Aquila, Piscicelli avrà la promessa di accesso agli appalti per i 150 anni dell´Unità d´Italia e in quelli del post-terremoto. Fabio De Santis, oscuro dirigente di seconda fascia, diventerà, a dispetto della qualifica che non glielo consentirebbe e con l´intervento decisivo di Matteoli, prima collaudatore del cantiere della scuola dei Marescialli, perché ne venga disposto il blocco (condizione necessaria alla Btp per rientrare in gioco), quindi provveditore alle opere pubbliche della Toscana. E il gioco funziona a meraviglia. Al punto - per dirne una - da vedere Verdini impegnato a trasmettere un fax riservato a Fusi prima di uno dei suoi incontri al ministero delle Infrastrutture utile a convincere funzionari riluttanti sul destino del cantiere dei "Marescialli". Ebbene, tutto questo nella memoria e nel racconto fatto il 15 febbraio da Verdini ai pm di Firenze, cui si presenta spontaneamente come indagato, assume i toni minimali propri di chi - le parole sono del gip Lupo - «decontestualizzando le circostanze, che pure non nega, ritiene in fondo di essere intervenuto solo per aiutare un amico». Dice Verdini a verbale: «Balducci? Sapevo che era un funzionario di punta del ministero, uno che sa come fare per risolvere i problemi. De Santis? L´ho conosciuto a un pranzo e mai più rivisto. Da lui ho ricevuto un messaggino dopo la nomina a Provveditore». Certo, ammette «De Santis me lo chiedeva Fusi, ma me lo chiedevano anche esponenti fiorentini, romani. Ne ho parlato anche con il senatore Cingolati della Commissione Lavori pubblici. Poi, ho chiesto a Matteoli: "Vedi se lo puoi nominare". Lui, dopo un mese, mi ha chiamato: "Quella cosa te l´ho fatta". Io ho telefonato a Fusi e gli ho detto: "Ora sarai contento. È stato nominato. Ora fai quello che ti pare». Tutto qui, insomma. Con una chiosa. Ancora di Verdini. Questa volta sulla sua grama vita di coordinatore nazionale del Pdl. Meglio, di novello Figaro del partito: «Me lo faccia dire qua, signor giudice, io adesso sono uno dei tre coordinatori del Pdl e in realtà uno è ministro della Difesa (Ignazio La Russa), l´altro è ministro dei Beni Culturali (Sandro Bondi). Io sto al partito dalla mattina alla sera e quindi, di fatto, pur avendo questo triumvirato, io sto là. Mi chiamano tutti, mi cercano tutti, mi parlano tutti». fontecboninirepubblica.it |